Nell’ambito della clinica psichiatrica la scarsa validità delle categorie diagnostiche e la sempre più frequente osservazione di forme complesse, atipiche, distanti dai modelli prototipici della psicopatologia classica impongono cambiamenti di paradigmi di riferimento per lo studio e la validazione di trattamenti adeguati.
Il termine “resistenza al trattamento” è utilizzato in molteplici ambiti con diverse accezioni e rimandi ma non sempre vi è chiarezza sul suo reale significato. Nella generalizzazione della condizione medica viene utilizzato nel descrivere quei casi dove non vi è una restitutio ad integrum con completa remissione sintomatologica e/o ripresa funzionale, a seguito di uno o più approcci terapeutici. In questa ottica soprattutto se ci addentriamo nella relazione psicoterapeutica risultata del tutto evidente che la gran parte dei casi, oggetto di trattamenti può esser considerata “resistente al trattamento”. Un approccio più realistico vede la resistenza come un complesso ed articolato rapporto tra risultati terapeutici attesi, sulla base della storia del paziente e dei dati della letteratura, dell’esperienza del terapeuta e delle osservazioni ripetute nel tempo delle condizioni del paziente, e efficacia della terapia specifica su quel soggetto “relazione terapeutica”.
Durante il convegno partendo dall’ analisi di diversi modelli teorici di riferimento si vogliono sviluppare linee condivise di trattamento psicopatologico, farmacologico, psicoterapico che possano aiutare, indirizzare, facilitare il clinico e/o l’addetto ai lavori nella valutazione e comprensione della complessità del fenomeno della “resistenza al trattamento” nei disturbi del neurosviluppo, delle dipendenze patologiche, della depressione, della schizofrenia.
Verranno inoltre proposte strategie terapeutiche per la gestione di quadri clinici resistenti ai trattamenti, alla luce delle più recenti acquisizioni dalla ricerca psicofarmacologica e psicoterapeutica.